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Quando la spiritualità addormenta invece di risvegliare. Riconoscere le pratiche che ci fanno più male che bene


Mensola piena di libri, set di carte dell'oracolo e scatole decorative colorate, che crea uno spazio mistico e invitante per la riflessione e l'intuizione.
Mensola piena di libri, set di carte dell'oracolo e scatole decorative colorate, che crea uno spazio mistico e invitante per la riflessione e l'intuizione.

Quante volte, nel nome della guarigione, della luce o della crescita, hai finito per allontanarti da te stessa invece che ritrovarti? La spiritualità oggi è ovunque — accessibile, seducente, rassicurante — ma non sempre ci porta a casa. A volte ci porta ancora più lontano.


In questo articolo voglio parlarti di quel lato meno romantico della ricerca interiore: quello in cui le pratiche che ci dovrebbero risvegliare ci addormentano. Ci illudono di essere connesse, quando in realtà ci tengono sospese.


Non perché siano sbagliate in sé, ma perché senza consapevolezza diventano un'altra forma di fuga. Una fuga ben confezionata, certo. Ma pur sempre una fuga.


La spiritualità che anestetizza

Esiste una spiritualità che ci fa sentire bene. Ma attenzione: sentire bene non significa sempre stare meglio. Esistono pratiche, tecniche e approcci che sembrano innalzare il nostro stato — e in parte lo fanno — ma nel tempo creano dipendenza da una certa sensazione, da uno stato artificiale, disconnesso dalla praticità.


Ti faccio qualche esempio:

  • Meditazioni che ti portano “fuori dal corpo” invece che dentro di te

  • Mantra ripetuti come formula magica, senza alcun radicamento

  • Frasi tipo “tutto accade per un motivo” usate per bypassare ciò che richiede di essere visto e riconosciuto

  • Ricerca ossessiva della “vibrazione alta” che in realtà diventa ansia da prestazione spirituale

  • Attaccamento a rituali, divinazioni, oracoli, purificazioni, come se il potere fosse fuori da te


Il risultato?


Ti sembra di stare meglio, ma smetti di riconoscere il tuo sapere. Ti sembra di guarire, ma in realtà ti stai distraendo. La spiritualità diventa così un "brain candy", un modo elegante per evitare la parte vera, pratica, autentica di te.


Quando smettiamo di sentire, smettiamo di guarire

La verità è che non tutte le pratiche sono sbagliate, ma non tutte sono giuste per te in quel momento. Il punto non è giudicare gli strumenti. È guardare l’intenzione con cui li usiamo.

Ci sono momenti in cui abbiamo bisogno di conforto, di leggerezza, di bellezza, di semplicità e soprattutto praticità. La Spiritualità non deve intendersi come una cosa campata per aria; la vera spiritualità è pratica e incarnata nella materia e nella quotidianità!


Ma se quella bellezza diventa un filtro per non guardare ciò che non ci piace… allora non stiamo guarendo: ci stiamo anestetizzando. E il guaio è che spesso non ce ne accorgiamo.


Perché la spiritualità anestetica non si presenta come tale. Si presenta come luce, amore, espansione. Ma ti allontana dal corpo, ti disabitua al sentire, ti confonde il cuore con la testa.


La via del cuore non è un percorso di luce continua

Non è un sentiero fatto solo di armonia, pace e vibrazioni alte. È fatto di ombre, di domande scomode, di verità che a volte bruciano. Ma è proprio lì che ci ritroviamo.


Non fuori dalla scomodità, ma al suo interno, con uno sguardo nuovo. Con la capacità di restare. Di attraversare. Di scegliere, ogni volta, di restare aperte anche quando sarebbe più facile chiudersi.


La pratica che guarisce non è quella che ti fa evadere, ma quella che ti fa stare — anche quando non è comodo, anche quando non è bello, anche quando non è “instagrammabile”. Anche perché è proprio quando l'intensità si mostra, che si aprono nuovi spazi e nuove possibilità!


E tu?

Ti è mai capitato di seguire una pratica o un percorso che sembrava farti bene, ma poi ti sei accorta che stavi solo evitando qualcosa? Hai mai sentito di “perderti” proprio mentre cercavi di crescere?


Mi piacerebbe sapere dove ti sei ritrovata in questo racconto. Scrivimi nei commenti o in DM: ti leggo volentieri!

 
 
 

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