Quando adattarsi al comfort altrui significa tradire la tua autenticità
Qualche giorno fa, mio figlio Zorion mi ha raccontato qualcosa che ha innescato un’interessante riflessione. Mi ha detto che non voleva dire una determinata cosa a una persona perché temeva di farla rimanere male. Sembrava preoccupato di come l’altro avrebbe potuto reagire alla sua verità. Curiosa, gli ho chiesto: "Ma come ti fa sentire trattenere questo tuo pensiero? Nascondere ciò che senti davvero?" Dopo un breve momento di riflessione, Zorion ha risposto: "Mi sento a disagio, ma ho paura che la persona possa offendersi o fraintendere." E così, mentre osservavo il suo dilemma interiore, mi sono resa conto di quanto questa dinamica ci riguardi tutti: quante volte sacrifichiamo noi stessi, le nostre verità, per il timore di mettere l’altro in difficoltà? È onorante per noi? Ed è davvero un contributo per loro? Scopriamolo insieme...
Il vero volto del sacrificio: Dove hai cominciato a credere che annullarti serva?
Pensa all’ultima volta che hai taciuto una verità scomoda o hai agito in un modo che non rifletteva davvero chi sei. Ti sei mai chiesta da dove nasce questo impulso? Molto spesso, ci raccontiamo che è per evitare il conflitto, per far stare bene l’altro.
Ma fermati un attimo: è davvero così?
Ti sei mai chiesta se, nel tentativo di non creare disagio negli altri, stai solo nascondendo il disagio che provi tu? È possibile che, nella tua volontà di essere gentile e accomodante, tu stia di fatto negando una parte di te, sacrificando la tua autenticità per non disturbare l’equilibrio che credi esista?
Ma... quell’equilibrio è vero? È autentico? O è solo un fragile castello costruito sulla paura del giudizio e del rifiuto? (Auch, bello schiaffo... ecco un classico esempio di verità scomoda! Sorry...)
Ecco il punto: spesso ci adattiamo a comportamenti che sappiamo non disturbano chi ci circonda, convinte che così facendo stiamo contribuendo alla pace, all’armonia. Ma in realtà, dove abbiamo deciso che rinunciare a noi stesse sia un contributo per gli altri? Non sarebbe forse più utile per le persone intorno a noi affrontare quella verità scomoda che stai trattenendo, piuttosto che perpetuare un’illusione?
Il momento in cui tradisci te stessa: Quando scegli di non essere un contributo reale...
Pensa alle volte in cui hai evitato di esprimere ciò che sentivi davvero, quando hai scelto il silenzio o il compiacimento, anziché rischiare di creare un disagio. Quel silenzio non è neutrale: è una forma di tradimento. Non solo nei confronti di te stessa, ma anche verso l’altra persona, che resta intrappolata nella bugia che vada tutto bene. Hai mai pensato che magari proprio quella domanda scomoda, quella verità difficile, quel disagio che hai evitato, era ciò di cui l’altro aveva bisogno per svegliarsi e prendere coscienza su qualcosa?
Quando scegli di trattenerti, di non essere completamente te stessa per paura di creare scomodità, ti sei mai chiesta se stai davvero dando una mano all'altro? O se stai solo perpetuando uno schema che mantiene entrambi in uno spazio di non consapevolezza?
Ad esempio, se qualcuno si comporta in un modo che ti infastidisce (pensa al caso di mio figlio Zorion), potresti chiedere: "Per quale motivo pensi che questo comportamento sia appropriato?" Questa domanda, anche se inizialmente spiazzante, costringe l'altra persona a riflettere sul perché delle sue azioni. Se posta da uno spazio di non giudizio e vulnerabilità, questa domanda può aprire un’opportunità di riflessione profonda, mettendo l’altro nella condizione di esaminare sinceramente le proprie scelte.
Dar loro la possibilità di prendere coscienza delle proprie reazioni automatiche e di riconoscere che hanno il potere di scegliere diversamente, se lo desiderano. Ecco il vero contributo.
Il contributo che non vedi: Creare consapevolezza attraverso la verità
Invece di sacrificarti per evitare scontri o disagi, prova a considerare questo: forse il contributo più grande che puoi dare agli altri è offrire loro la verità, anche quando è scomoda. E farlo senza giudizio. Non una verità che punta il dito, ma una che offre uno spazio, che permette all’altro di incontrare sé stesso/a.
Immagina se, ogni volta che hai avuto paura di ferire qualcuno, ti fossi chiesta: “Questa persona ha davvero bisogno di essere protetta dalla verità?” Dove hai deciso che il loro disagio sarà sempre una cosa negativa? E se quel disagio fosse esattamente la leva che permette loro di crescere, di cambiare, di riconoscere le loro stesse dinamiche depotenzianti e cominciare a creare qualcosa di diverso?
La prossima volta che senti il bisogno di trattenerti, chiediti: Sto veramente contribuendo alla loro vita, o sto proteggendo loro dal disagio e me stessa dal giudizio? Spesso, la verità che temi di dire è proprio quella che aprirebbe nuove possibilità per tutti, te inclusa.
Guardare le cose per quello che sono: Il coraggio di essere autentici
Quindi, quanto stai abbandonando te stessa nel tentativo di non disturbare l’altro?
E, ancora più importante: cosa succederebbe se ti permettessi di essere totalmente vera, senza nasconderti dietro il bisogno di accontentare?
Se ti va, la prossima volta che ti trovi a dover scegliere tra la tua verità e il silenzio, prova a chiederti: “Cosa sto evitando di essere qui?” La verità potrebbe non essere comoda, ma è solo da quello spazio di totale trasparenza che può emergere una consapevolezza reale. E la consapevolezza potrebbe non essere del tutto piacevole, ma cavolo se è leggera! Mi tornano sempre in mente le parole del mio grande maestro Jean Michel Salet, che amava ripetere:
"Mia cara Viola, ricorda: nella vita non tutto ciò che è utile è necessariamente piacevole. Scegli!"
E, credimi, aveva ragione! Le lezioni più preziose che ho ricevuto nella mia vita sono senza dubbio state quelle che mi hanno fatto alzare un sopracciglio, grattare la testa, o addirittura sentire una stretta in gola, ma sono di gran lunga state l'invito che richiedevo per crescere. E allora: se quel "tirarsi indietro", quel "non detto", quel "ma no, ci rimane male", fosse si la via più comoda, ma anche quella che in realtà ti tiene legata al giudizio e alla paura?
Ritrovare te stessa nel processo di onestà
Quando smetti di sacrificarti, non solo ti permetti di essere più autentica, ma apri la porta a nuove possibilità per tutti. Il tuo contributo non sta nel confortare gli altri indorando la pillola o addirittura omettendola, ma nel mostrar loro la via verso la consapevolezza, attraverso il coraggio di essere TE.
Cosa succederebbe se smettessi di sacrificarti oggi? Quali nuove possibilità di crescita e verità potresti creare per te stessa e per gli altri?
Brutale onestà: il processo per ritrovare chi sei.
Ritrovare te stessa non significa smettere di mostrare cura nei confronti degli altri, ma smettere di farlo a discapito di chi sei veramente. Hai mai pensato a come sarebbe la tua vita se ti concedessi di essere completamente te stessa, senza il timore di ferire o deludere gli altri?
Se l’idea ti incuriosisce, sei già sulla strada giusta...
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